Lunedì 23 aprile Valerio Ferrari ha tenuto la terza lezione in programma, nell'accogliente sala civica del Comune di Pandino. Argomento della serata: il canale Vacchelli, che è stato illustrato sotto ogni aspetto, a partire dal perchè e quando una simile opera è stata ideata e poi portata a compimento, in un sistema idrografico provinciale a dir poco complesso. Il come, poi, ha riempito di meraviglia e di ammirazione nei confronti soprattutto dei tecnici che hanno curato il progetto, misurando e controllando minime pendenze per moltissimi chilometri, attraverso terreni che, se pur di pianura, possedevano quote fra loro diverse e digradavano in modo diverso; e soprattutto intercettando i tracciati di una quantità inverosimile di corsi d'acqua. Le vene d'acqua del cremasco sono state 'tagliate' trasversalmente: ogni corso d'acqua è quindi stato fatto attraversare, sotto o sopra il canale, con una ingentissima quantità di intelligenti manufatti. Sembra incredibile, ma l'intera opera (34 km di canale) è stata realizzata in poco più di cinque anni! e completata nel 1892. Durante la lezione sono state proiettate vecchie immagini fotografiche dell'enorme cantiere, nel quale venivano coordinati moltissimi operai. Grande - e comprensibile - fu l'opposizione degli agricoltori della zona cremasca, che veniva attraversata dal canale ma che non ne traeva alcun vantaggio (l'acqua tratta dall'Adda era destinata a rimpinguare i Navigli, quello di Cremona e il Naviglio Grande Pallavicino; il cremasco non ne riceveva una goccia). Ma la perizia ingegneristica anche nella fase esecutiva e nella direzione lavori fu tale che il progetto rispose alle aspettative progettuali. Basterebbe anche solo considerare come sono stati realizzati i recapiti delle acque del canale, con lo straordinario nodo idraulico delle “Tombe morte” di Genivolta... Una perizia che si riscontra anche nell'aspetto dei manufatti, particolarmente apprezzabile nei ponti (sono tutti diversi tra loro, e ben 58: tutti quelli necessari a ridare continuità alle strade poderali intercettate dal canale). Si pensi anche alla meraviglia del ponte realizzato per il tratto pensile del canale, nel punto in cui questo sovrappassa il Serio presso Crema. Si deve riconoscere che l'ingegneria ottocentesca possedeva oltre a una cultura tecnica una cultura estetica ben più solida di quella dei tempi recenti: ne danno mesta prova i manufatti di cemento armato realizzati in sostituzione dei precedenti, quando il canale ha aumentato la propria portata d'acqua (spesso il paesaggio ne è risultato avvilito).
Rimasto straordinario è il punto di presa dall'Adda, che è stato l'oggetto della seconda escursione, avvenuta domenica pomeriggio 29 aprile, durante la quale Valerio Ferrari ha potuto indicare e richiamare alcuni degli argomenti esposti nella precedente lezione. In corrispondenza del busto dell'avv. Pietro Vacchelli, tenacissimo e abile promotore e sostenitore del progetto, i partecipanti hanno potuto rileggere, nelle lapidi murate ai lati, le date significative e i nomi dei bravi tecnici progettisti, oltre all'elenco dei 59 comuni cremonesi allora consorziati e dei sostenitori principali dell'opera.
Nonostante le incerte previsioni del tempo, la maggior parte dei partecipanti è convenuta all'appuntamento in bicicletta (alcuni anche a piedi); la giornata radiosa ha ampiamente premiato.
La visita alla zona, facilitata dall'autorizzazione del direttore del Consorzio Irrigazioni Cremonesi ing. Stefano Loffi, ha permesso non solo di visitare un luogo speciale sia per i manufatti d'ingegneria idraulica ottocentesca che per il verde e le acque; ma anche di venire a conoscenza di un importante incubatoio ittico, lì ospitato e gestito da alcuni volontari dello Spinning Club Italia, che svolgono un prezioso lavoro volto alla tutela di alcune specie ittiche autoctone dell'Adda.
In allegato il numero della rivista "COSE D'ACQUA", edita dal Consorzio Irrigazioni Cremonesi, nel quale vengono documentate le finalità dell'incubatoio e le attività dei volontari dello Spinning Club Italia.